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DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

anorexia-600x468I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono caratterizzati dalla tendenza della persona ad attribuire un’eccessiva importanza al peso, alla forma del corpo e al loro controllo. Quest’attitudine mentale è definita “specifica”, in quanto presente solo in questi disturbi, e spiegherebbe la presenza di comportamenti altrettanto specifici come seguire una dieta ferrea, pesarsi ripetutamente e pesare scrupolosamente il cibo, contare meticolosamente le calorie, fare frequenti commenti sul fatto di sentirsi grasso. Nella patologia del DCA il cibo viene svuotato della sua funzione di nutrire, crescere, e diventa oggetto di rifiuto ostinato ed espressione di conflitti e tensioni familiari. Ad incrementare questa situazione conflittuale subentrano spesso anche modelli di bellezza irraggiungibile; l’immagine corporea ideale corrisponde ad un corpo magro, scattante, atto a mostrarsi. Al soggetto magro e attraente sono associati attributi positivi, a quelli in soprappeso attributi negativi a causa della moda e del nostro ambiente culturale occidentale che non accetta il soggetto grasso, per lo più destinata ad essere solitario e rifiutato. L’immagine di sè che viene creata è strettamente legata a tratti fisici che vedono e pongono la magrezza come segno di valore e di bellezza (magro è bene; grasso è male). Tutto ruota attorno al corpo come fonte di autonomia, di controllo e di sicurezza. Chi soffre di DCA può arrivare ad un livello di logoramento fisico che può comportare danni e complicazioni anche gravi a carico di tutti gli organi interni quali complicanze: gastro-intestinali, cardiovascolari, ossee, neurologiche, dermatologiche, idroelettriche ed ematologiche.

Anoressia nervosa

anoressia

L’individuo con anoressia nervosa mostra un marcato rifiuto a mantenere il proprio peso corporeo al di sopra della soglia minima ritenuta normale rispetto alla sua età e della sua statura (normalmente al di sotto dell’85% del peso ritenuto idoneo). Il soggetto affetto da anoressia nervosa ottiene la perdita di peso desiderata per mezzo di diete drastiche, condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi) e attività fisica eccessiva. Egli presenta un’intensa paura di acquisire peso, e questa paura non diviene meno insistente con l’avanzamento del decremento ponderale. La visione e considerazione del proprio corpo è distorta: il soggetto ritiene di essere sempre troppo grasso, e si concentra, specchiandosi, su zone quali l’addome o i glutei, considerati enormemente abbondanti. I livelli di autostima sono fortemente influenzati dal peso e dalla forma corporea; nelle fasi iniziali del disturbo, infatti, si osserva un incremento della propria autostima collegata alla perdita di peso e alle reazioni positive dell’ambiente. In alcuni casi si manifesta un vero e proprio stato di euforia, accompagnato da sensazione di grande energia mentale e fisica. Dopo poco tempo però si ripropone l’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico, a causa della distorsione dell’immagine corporea, e compare il desiderio di dimagrire ulteriormente. Si crea così un circolo vizioso di restrizione alimentare, pressione biologica ad assumere cibo, paura d’ingrassare, restrizione alimentare maggiore con incremento dell’attività fisica o condotte di eliminazione, ulteriore pressione biologica e psicologica all’assunzione di cibo etc.

Bulimia nervosa

bulimiaCaratterizzata da ricorrenti abbuffate, intese come il rapido consumo (ad esempio nell’arco di due ore) di una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone assumerebbe nello stesso intervallo temporale, e contemporanea sensazione di perdere il controllo. In seguito a tale ingestione sono presenti ricorrenti e sproporzionate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso che inevitabilmente seguirebbe l’assunzione di una enorme quantità di cibo, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, digiuno o esercizio fisico eccessivi. Le abbuffate avvengono solitamente di nascosto e in solitudine, possono essere indotte da stress e dai suoi correlati emotivi negativi, da situazioni sociali legate al cibo o da preoccupazioni legate all’aumento ponderale. Spesso sono programmate in anticipo e precedute confusamente da stati d’animo come solitudine, tristezza, noia, ansia o collera; l’ingestione di cibo avviene in modo vorace e non permette al soggetto di tenere conto del gusto degli alimenti e della loro gradevolezza.
Un tentativo di risposta alla complessità e alla multifattorialità dei Disturbi del Comportamento Alimentare è dato dall’approccio terapeutico multidisciplinare, che prevede un’èquipe di lavoro dove siano presenti diverse professionalità (psichiatra, psicologo, psicoterapeuta, nutrizionista, medico internista). La condivisione delle competenze e degli strumenti appartenenti alle differenti professioni ed un adeguato investimento di tempo e di energie nella discussione d’èquipe, consentono di formulare valutazioni diagnostiche multiassiali, mettendo insieme, con un movimento d’integrazione le osservazioni provenienti da più punti di vista.

Vigoressia o Bigoressia 

Per quanto riguarda i DCA (Disturbi della condotta alimentare), la dipendenza può manifestarsi rispetto l’immagine del corpo, nell’ossessiva ricerca di forme muscolari esacerbate, a costo di assumere sostanze anabolizzanti per ottenere muscoli, peraltro mai abbastanza sviluppati. Tale fenomeno viene chiamato ANORESSIA REVERSE, BIGORESSIA o VIGORESSIA in quanto non si insegue la magrezza, ma la massa muscolare. In comune con l’anoressia vi è l’ideale di perfezione esasperato, portato all’estremo. La tipologia Reverse esprime la propria insicurezza nella paura di un corpo debole, fragile. E inizia a inseguire una presunta forza esteriore, spesso confusa con il concetto di mascolinità, e di virilità. Il corpo viene violato e violentato con allenamenti estenuanti, la pelle si riempie di smagliature, la muscolatura si irrigidisce fino ad assumere un aspetto innaturale, e i normali movimenti vengono ostacolati dalla rigidità e dalla massa muscolare. La paura di sembrare esili fa sì che si ingeriscano quantità abnormi di cibi proteici con un ossessività maniacale tipica di tutti i DCA, arrivando a mettere la sveglia di notte per potersi alimentare ad orari precisi. Vengono assunti cibi artificiali, proteine di sintesi, e compare anche qui uno snaturamento del rapporto con il cibo primario ed originale, di nutrimento e piacere. L’alimentazione diventa farmaco e dovere. Il corpo perde elasticità e appare statico, finto, irreale. Una maschera, una corazza che allontana dal vero Sè.

Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder)

adolescenti_psicologia_alimentazione incontrollata1Il disturbo è caratterizzato dalla perdita di controllo, da parte della persona che ne soffre, della quantità e delle modalità di assunzione del cibo. Rientra tra i Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati (NAS) in quanto non soddisfa i criteri per porre diagnosi di Anoressia o Bulimia. Esso è caratterizzato dalla presenza di episodi ricorrenti di abbuffate ma, contrariamente a quello che accade negli altri DCA, in questo caso non vengono messe in atto in modo regolare strategie compensatorie (ad es., vomito auto-indotto, uso di lassativi, digiuno ed esercizio fisico eccessivi) per eliminare le calorie in eccesso o ridurre il peso.

 

 

  • Campanelli d’allarme
    • mangiare molto più rapidamente del normale,
    • mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni,
    • assumere grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati,
    • mangiare da soli per evitare l’imbarazzo per la quantità di cibo che si sta mangiando,
    • sentirsi disgustato verso se stesso, depresso, o molto in colpa dopo le abbuffate.
    • Molte persone riferiscono che a scatenare gli episodi sarebbero ansia o depressione; altre,
    • invece, non sono in grado di individuare con precisione i fattori scatenanti ma riferiscono la presenza di forti stati di tensione e la sensazione di sollievo che ricavano dal mangiare senza controllo.

Come si può facilmente evincere dai sintomi sopra elencati, i comportamenti di alimentazione incontrollata determinano un disagio emotivo molto forte. Le persone che soffrono di questo disturbo, infatti, provano emozioni spiacevoli durante e dopo le abbuffate e si preoccupano delle conseguenze a lungo termine che queste ultime hanno sulla forma e sul peso del proprio corpo. Più precisamente, mentre in chi soffre di bulimia sperimenta soprattutto il senso di colpa, nei soggetti con questo disturbo prevale l’emozione di vergogna per le abbuffate.
Perchè possa essere posta la diagnosi di Disturbo da Alimentazione Incontrollata è necessario che gli episodi di alimentazione incontrollata si manifestino in media almeno due giorni a settimana per un periodo di sei mesi. Dal momento che vengono assunte grandi quantità di cibo ma non sono messe in atto condotte compensatorie, in genere, chi soffre di questo disturbo è spesso sovrappeso o obeso.

  • Cosa fare?
    Se non si possiede una diagnosi affidarsi ad una equipe di professionisti(medico, psicoterapeuta, nutrizionista) che possa farsene carico.
    Se si possiede una diagnosi attivare percorsi multidisciplinari (trattamento emotivo, nutrizionale, educativo) a più livelli (individuale, familiare).