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PARALISI CEREBRALI INFANTILI

Paralisi cerebrali infantili (PCI): esito di una lesione del sistema nervoso centrale che comporta una perdita più o meno estesa di tessuto cerebrale. Le manifestazioni della lesione sono caratterizzate prevalentemente, ma non esclusivamente, da un’alterazione delle funzioni motorie. L’evento lesivo può aver avuto origine in epoca prenatale, perinatale o postnatale, ma in ogni caso entro i primi tre anni di vita del bambino. Il disturbo è definito come persistente, in quanto la lesione a carico del cervello non è suscettibile di “guarigione” in senso stretto, ma la patologia non tende al peggioramento spontaneo perché la lesione stessa, sostituita da tessuto cicatriziale, non va incontro a fenomeni degenerativi. Le manifestazioni della malattia, comunque, non sono fisse, perché i sintomi mutano nel corso del tempo, e possono beneficiare di un trattamento di tipo riabilitativo o, nei casi più gravi, anche chirurgico. Con la crescita l’intervento riabilitativo consiste nel mantenimento della condizione motoria, prevenzione dei danni secondari e terziari, valutazione di ortesi ed ausili.
Cosa si può fare?
Il ragazzo va preso in carico da un’equipe multidisciplinare (neuropsichiatra infantile, psicologo, logopedista, neuropsicomotricista, educatore sanitario) che valuterà costantemente lo sviluppo dello stesso e pianificherà la tipologia dei trattamenti più adeguati.
L’intervento del neuro psicomotricista, in particolare, consiste nell’aiutare il bambino a raggiungere le tappe di sviluppo e favorire uno sviluppo motorio il più possibile funzionale, limitare eventuali danni secondari e terziari, valutare eventuali ortesi e ausili necessari al bambino.