18 Luglio 2018
“Non c’è speranza di gioia ad eccezione che nelle relazioni umane” Antoine de Saint-Exupery Nel corso della vita si ricercano e si costruiscono relazioni. C’è chi le reputa un ingrediente fondamentale dell’esistenza e costruisce numerose reti, e chi scegli di instaurare solo pochi rapporti. Sin dalla nascita ci si rapporta con gli altri, e anche se i modi di incontrare l’altro cambiano (pensiamo all’influenza della tecnologia nella nostra epoca) si è naturalmente spinti a ricercare un’amicizia e/o un partner per creare un legame, un’affettività, per ricevere calore, vicinanza, supporto, ma anche per costruire l’identità, essere riconosciuti e considerati. Se i piccoli di molte specie, come dimostrato da numerosi esperimenti, preferivano il calore e la vicinanza della madre piuttosto che il cibo avranno avuto buone motivazioni. I rapporti con gli altri rivestono un ruolo importante sia per la sopravvivenza delle persone: numerosi studi sul sostegno sociale mostrano che le persone con minori contatti sociali si ammalano di più e hanno maggiori difficoltà a riprendersi dalle malattie; sia per il mantenimento della salute: diverse ricerche sostengono che la presenza di un partner è un fattore protettivo. Tuttavia la semplice presenza degli altri non è sufficiente a vivere una vita sana ( ad es. avere un partner non sempre è un fattore protettivo se poi si desidera allontanarsene). Oltre alla quantità è importante la qualità dei rapporti che viviamo. Una relazione di qualità è caratterizzata da rispetto, premurosità, fiducia, onestà, sostegno, buona comunicazione. Le relazioni positive favoriscono empatia, gratitudine, apertura, compassione, comprensione e rispetto per la diversità. Le relazioni negative invece sono strumentalizzanti, coercitive, ingiuste e sbilanciate. Inoltre, a mio avviso, una caratteristica importante delle relazioni sane è la reciprocità, e non si tratta di quantificare lo scambio ma di stabilire una dinamica di mutualità tra sé e l’altro, cioè uno scambio sano, reciproco e appagante. Quando le relazioni non funzionano diventano una fonte di malessere e suscitano rabbia, delusione, senso di solitudine, sofferenza per lo scarso riconoscimento e la mancanza di rispetto. A volte tale malessere si riversa sulla propria vita, sull’immagine di sé e sulla realizzazione di se stessi. E’ quindi necessario, costruire e mantenere relazioni di buona qualità. E per farlo bisogna coltivarle costantemente. Come un pianta la relazione ha bisogno di cure cioè di nutrimento, tempo, presenza, rispetto, amore. Ma come ci si prende cura di una relazione? Per prendersi cura di una relazione bisogna innanzitutto pensarla. Spesso si mantengono rapporti per la rappresentazione mentale costruita, per l’immagine di sé che ci offrono, che magari non ci appartiene più, o per paura della solitudine. E’ utile quindi interrogarsi su ciò che accade in se stessi e nei rapporti con gli altri e sviluppare un pensiero nuovo. Possono risultare utili domande quali: Come funziona la relazione? Cosa mi spinge a mantenerla? Quale ruolo sto assumendo? E perché? Riflettere è il primo passo per non restare invischiati in relazioni spente e senza più nulla da offrire. In secondo luogo è necessario ascoltare le Emozioni cioè riconoscerle, esprimerle e imparare a gestirle.