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I litigi tra bambini

By BLU 6 anni agoNo Comments
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I litigi tra bambini

Sai perché i bambini litigano e poi vanno a giocare insieme?

Perché la loro felicità vale più del loro orgoglio

I litigi tra bambini sono frequenti in età scolare e i genitori si trovano spesso coinvolti nel fronteggiarli.  I bambini litigano tra loro per svariate motivazioni: vogliono avere lo stesso gioco, lo stesso ruolo, la stessa attenzione, o semplicemente per gelosia. Tuttavia, così come litigano, i bambini sanno anche far pace. Infatti, un minuto prima stanno litigando perché vogliono a tutti i costi quel gioco, il minuto dopo giocano insieme e si divertono come se nulla fosse accaduto. Hanno già fatto la pace. Diversamente dagli adulti, i bambini hanno una naturale tendenza al contrasto e allo stesso tempo la capacità di trovare soluzioni, anche in modo molto creativo. A complicar le cose molto spesso sono le difficoltà dei genitori che, manifestano preoccupazione e tendono a intervenire o in modo sostitutivo (fanno loro giustizia e individuano un colpevole) o lascian correre in modo evitante. Per i genitori la gestione dei litigi dei figli è una situazione faticosa e pesante. Ciò è in parte dovuto al fatto che, come adulti si ha una propria rappresentazione di conflitto e una modalità di confliggere che si riattiva emotivamente quando ci si trova difronte al litigio del proprio figlio. Tener conto di questo aspetto consente al genitore di separare la propria esperienza personale dalla situazione di contrasto che sta agendo il figlio e non trasferire sulla stessa i sentimenti negativi che prova lui come adulto quando litiga con qualcuno.

Anche se si è immersi in una cultura in cui è favorito il “non litigare” in quanto il contrasto è connotato come qualcosa di negativo e come tale da evitare, il conflitto è una componente fisiologica delle relazioni umane e apprendere a litigare è un elemento importante per lo sviluppo sano dei bambini. Per i bambini  litigare è un momento importante di crescita,  di costruzione della fiducia in sé, di aumento  dell’autostima. Il litigio è occasione di confronto attraverso il quale il piccolo può apprendere a regolare il proprio autocentrismo e il piacere di giocare con gli altri. Il litigio inoltre attiva meccanismi di regolazione reciproca, conoscenza, interazione e esplorazione e si pone come occasione per strutturare l’area dell’affermazione di sé e della regolazione reciproca. Attraverso il litigio i bambini imparano a: affermare se stessi, considerare gli altri, soddisfare i loro bisogni più profondi (tra essi lo stesso bisogno di litigare), conoscere se stessi e le proprie potenzialità.

Come i bambini possono gestire i litigi? E gli adulti quale contributo possono dare?

I bambini sono in grado di mettere in atto strategie di mitigazione e di risoluzione positiva dei conflitti adottando il compromesso, la controproposta, la giustificazione e la riconciliazione. Hanno tuttavia necessità di essere sostenuti nel riconoscere e gestire le emozioni provate (rabbia, frustrazione),  nel cogliere il punto di vista dell’altro, nel formulare un accordo. Novara ha strutturato un metodo maieutico per affrontare il conflitto intitolato “Litigare bene”. Il metodo si basa sul presupposto che il  litigio è un’esperienza di apprendimento per i bambini in quanto permette di: allenarsi alla relazione, confrontarsi con la propria e l’altrui individualità.  Esso consiste in 2 passi indietro e 2 passi in avanti che il genitore deve compiere per aiutare i bambini a gestire il conflitto.

 

Due passi indietro:

Il primo passo indietro è quello in cui il genitore aiuta il bambino a elaborare le emozioni e analizzare ciò che è accaduto. Di solito il genitore interviene per separare i due litiganti e trovare il colpevole per conferire una punizione. Secondo Novara il colpevole non esiste e pertanto non va ricercato.

Il secondo passo indietro è quello in cui il genitore deve rinunciar al ruolo di arbitro che lo spinge a fornire soluzioni al litigio o a prendere decisioni (non esiste la risposta esatta ma la capacità di gestire la situazione).

Due passi in avanti:

Il primo passo in avanti è quello in cui il genitore facilita il confronto tra i bambini mettendoli nella condizione di potersi parlare, ascoltare e confrontarsi. In tali casi si può suggerire ai bambini di scrivere o disegnare le proprie emozioni e/o pensieri.

Il secondo passo in avanti consiste nel favorire il raggiungimento di un accordo, il genitore può stimolare la produzione di possibili soluzioni per giungere a un accordo. E’ importante che il bambino comprenda che tutte le ragioni espresse sono giuste e legittime.

Un punto cruciale del metodo è non ostacolare il litigio ma offrire al bambino la possibilità di sperimentare e conoscere le sue competenze relazionali, comunicative e di mediazione.

I bambini devono imparare a gestire in modo autonomo il litigio e i genitori devono svolgere un ruolo di supervisone e monitoraggio. E’ importante che il bambino sviluppi sia le competenze relazionali sia la capacità a farcela da solo. I litigi tra bambini non vanno repressi ma monitorati e sostenuti in una corretta gestione. Grazie al conflitto il bambino apprende il confronto, la mediazione e la condivisione. Un bambino che ha avuto modo di sperimentare i litigi e che ha imparato a gestirli, infatti, ha maggior probabilità di diventare un adulto in grado di affrontare le frustrazioni e le difficoltà in maniera costruttiva.

Dott.ssa Clemente Isabella

Bibliografia

Camaioni, Di Blasio (2007). Psicologia dello sviluppo.  Il Mulino: BolognaNovara (2013). Litigare fa bene insegnare ai propri figli a gestire i conflitti per renderli più sicuri e felici. Rizzoli: Milano

Novara D. (2011). La grammatica dei conflitti. L’arte maieutica di trasformare le contrarietà in risorse. Casale Monferrato: Sonda.

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