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Il lutto come esperienza trasformativa: affrontare versus trasformare

By BLU 4 anni agoNo Comments
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Il lutto come esperienza trasformativa

Affrontare versus trasformare

 

La morte come la nascita fa parte della vita

 Camminare consiste sia nell’alzare il piede sia nel posarlo.

Tagore Uccelli migranti

Il lutto è un’esperienza che appartiene all’esistenza e che l’individuo è obbligato a vivere nell’arco della vita. Sin dalla nascita andiamo incontro ad innumerevoli separazioni (pensiamo…al momento del parto, al passaggio dall’infanzia all’adolescenza, alla fine di un corso di studi, al divorzio, al pensionamento, o ancora alla perdita di una persona cara), alle quali è legato un sentimento doloroso che connotiamo come lutto. “Il lutto è uno stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza” (Galimberti).

Di seguito mi soffermerò sul lutto collegato alla perdita di una persona cara e alla sua elaborazione.

Come esseri umani si è spinti inconsciamente a ritenere di essere immortali, la morte è intollerabile per l’inconscio e quindi si è portati a rinnegarla. Si vive o forse spesso sopravvive senza pensare che “la morte appartiene alla vita e la vita appartiene alla morte[1]. Ne riscopriamo la presenza solo quando siamo costretti a confrontarci con la perdita di chi amiamo, un’esperienza devastante e dolorosa sia emotivamente che fisicamente.

Dal punto di vista psicologico quando si subisce un lutto (sottolineo la parola subire in quanto si tratta di una situazione, mi riferisco alla perdita di una persona, che non si può scegliere, e che accade al di là della nostra volontà) si manifestano una serie di reazioni emotive, cognitive, fisiche e comportamentali. Dal punto di vista emotivo e cognitivo si sperimentano sentimenti di tristezza, rabbia, ansia e sensi di colpa che possono unirsi a pensieri ricorrenti verso la persona perduta. Dal punto di vista comportamentale può attivarsi un ritiro sociale, la persona si chiude in sé alla ricerca della persona deceduta. Fisicamente si può manifestare perdita di appetito, disturbi del sonno e vari disturbi al sistema gastrointestinale, cardiocircolatorio e respiratorio. Questi aspetti sono fisiologicamente elaborati con il passare del tempo attraverso un processo di naturale elaborazione del lutto. Tale processo consiste in una serie di fasi che possono evolversi sia in modo lineare ma anche in modo alternato, ciò che è importante è attraversarle. “Una ferita si chiude e dentro non si vede”, canta E. Meta, ma “il come” questa ferita si chiude è fondamentale per la salute. Generalmente vengono individuate cinque fasi per elaborare un lutto:  

*      Fase della negazione o del rifiuto caratterizzata dal rifiuto per la perdita. L’individuo non accetta di aver perduto la persona amata e manifesta un reazione di protesta. Ci si chiede: Ma è sicuro che non c’è più?

*      Fase della rabbia caratterizzata da emozioni forti come rabbia e paura che possono essere dirette verso sé o verso altri. Si ricerca un oggetto responsabile della perdita. In questa fase può attivarsi il rifiuto, la chiusura e il ritiro in sé. Ci si chiede: perche è capitato proprio a me?

*      Fase della contrattazione o del patteggiamento caratterizzata da un intenso desiderio di ricerca della persona perduta per trovarle una collocazione interiore.

*      Fase della depressione: rappresenta un momento nel quale la persona inizia a prendere consapevolezza sia della perdita della persona amata sia degli aspetti della propria identità: immagine corporea, potere decisionale e relazioni sociali che sono andati persi.

*      Fase dell’accettazione: caratterizzata da una riorganizzazione, durante la quale gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi e la persona comincia ad avvertire un ritorno alla vita.

Il processo di elaborazione del lutto è strettamente legato alla persona, ai suoi individuali tempi di elaborazione (che non devono tuttavia superare i 6 mesi) e al tipo di risorse personali (cognitive, emotive) e sociali (rete sociale e familiare) di cui dispone. Nell’elaborazione di un lutto sono inoltre coinvolti: la modalità di perdita della persona, la relazione con la stessa quando era in vita, il ruolo assunto, l’immagine di sè, l’affettività. Tali elementi possono a volte ostacolare la naturale elaborazione della perdita e causare meccanismi di tipo depressivo. Può accadere che la persona non riesca a elaborare il lutto e ad adattarsi alla perdita. E’ questo il caso in cui l’elaborazione della perdita non si evolve fisiologicamente ma si interseca con aspetti di sé e della relazione con la persona perduta. In tali casi è utile rivolgersi a un professionista in grado di accompagnare la persona ad elaborare il lutto.

Quella del lutto è sì un’esperienza dolorosa e faticosa, un segno, spesso indelebile, nella vita dell’individuo ma può anche indicare un nuovo cammino, una nuova direzione. Il lutto infatti può trasformarsi in un’occasione preziosa di crescita e cambiamento di sé e della propria vita. Molto di ciò, dipende dal modo in cui ci si approccia all’evento. A tal proposito mi ritorna alla mente una riflessione sul concetto di esperienza (riportata durante una giornata di studio sul tema “Separazioni, Perdite e Lutti”), e sui possibili modi di approcciarsi ad essa. L’esperienza può essere intesa sia come “qualcosa che coinvolge l’individuo permettendogli di acquisire conoscenze tramite il contatto con la realtà, sia come una porta il cui attraversamento può generare un piccolo o grande cambiamento”. Per usare un’esperienza possiamo far riferimento a una modalità cumulativa in cui l’esperienza si somma alle precedenti ed è usata come conferma di ciò che si conosce già, si tratta di quelle situazioni in cui non si corre nessun tipo di rischio e si confermano parti di sé già note, e a una modalità trasformativa in cui è necessario modificare e riorganizzare ciò che già esiste e ottenere qualcosa di nuovo, sono quelle situazioni in cui si corrono dei rischi ed è possibile scoprire anche parti di sé sconosciute. Un lutto, confrontandoci sia con l’assenza della persona amata che con la necessità di ridefinire noi stessi, la nostra vita e trovare un nuovo equilibrio può consentirci di vivere un’esperienza trasformativa. Se lo elaboriamo possiamo accoglierlo, come occasione per modificare parti di noi, rafforzare l’identità e vivere in modo maggiormente presente l’esistenza.

Dott.sa Isabella Clemente

Bibliografia

Kluber Ross E. (2013). La morte e il morire. Cittadella Editrice

Pennella, A. R (2014). Separazioni, perdite e lutti nella vita quotidiana e in psicoterapia. Ti pubblica


[1] La mia personale elaborazione di un concetto del Prof. Mario Bertini Docente e Fondatore della Scuola in Psicologia della Salute

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