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Epilessia

20111007123532L’epilessia è uno dei più comuni disturbi neurologici tanto da essere riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità come malattia sociale. Si stima che l’epilessia interessi circa una persona su 100, potendo comparire in tutte le età della vita con 2 picchi di maggiore incidenza nell’infanzia e nell’età adulta.
Esistono differenti forme di epilessia con manifestazioni cliniche e prognosi differente, nella maggior parte dei casi si tratta di forme compatibile con una vita normale.
Le manifestazioni cliniche attraverso le quali si manifesta l’epilessia sono le crisi epilettiche che vengono suddivise principalmente in: parziali e generalizzate a seconda che la loro origine interessi una zona circoscritta dell’encefalo in base alla loro origine da una zona circoscritta dell’encefalo o al coinvolgimento fin dall’inizio dell’encefalo nella sua totalità e che si accompagnano ad una compromissione dello stato di coscienza.
“L’epilessia è un disordine cerebrale caratterizzato dalla durevole predisposizione a generare crisi epilettiche e dalle conseguenze cognitive, psicologiche e sociali ad essa conseguenti (ILAE, 2010). La definizione di epilessia richiede che si sia manifestata almeno una crisi epilettica”. Nell’epilessia dunque  le crisi epilettiche tendono a ripetersi in modo spontaneo nel tempo con frequenza variabile. Una singola crisi epilettica non permette di porre diagnosi di epilessia.
Le cause di epilessia sono estremamente varie, possono essere suddivise in 2 grandi categorie: genetiche e sintomatiche, cioè conseguenti a malformazioni (per un alterazione dello sviluppo delle strutture encefaliche o vascolari)  o a lesioni cerebrali acquisite (esito di encefaliti, traumi cranici, tumori, ictus). In alcuni casi sono riconoscibili fattori esterni che possono favorire la comparsa delle crisi in soggetti predisposti: tra .questi citiamo in particolare la stimolazione luminosa intermittente. I soggetti particolarmente sensibili alla luce possono presentare crisi davanti alla televisione o mentre giocano ai videogame. E’ pertanto importante prevenire il fenomeno attraverso pochi e mirati accorgimenti.
La diagnosi di epilessia deve essere effettuata da personale esperto: l’iter diagnostico prevede infatti accanto ad un’attenta raccolta di informazioni circa i sintomi presentati, l’esecuzione di esami mirati tra cui principalmente l’elettroencefalogramma e la Risonanza Magnetica. Il corretto inquadramento diagnostico può poi richiedere il ricorso ad indagini genetiche.
La terapia dell’epilessia è in prima battuta farmacologica: l’epilettologo sceglierà il farmaco più adatto per il tipo di patologia presentato dal paziente; l’impostazione di una corretta terapia può richiedere diversi tentativi. Non bisogna dimenticare che per una certa quota di epilessie esiste la possibilità di una cura chirurgica, che permette in molti casi il controllo completo delle crisi epilettiche.
L’epilessia è una malattia con un impatto importante sulla psiche del paziente, che si trova a dover accettare una malattia in cui spesso senza alcun preavviso viene colpito da manifestazioni incontrollabili. Paura, senso di impotenza, vergogna queste le conseguenze che spesso si associano a una diagnosi di epilessia. Per tale ragione è importante che l’epilettologo aiuti il paziente e i famigliari a conoscere al meglio la patologia, non bisogna peraltro dimenticare che l’epilessia rimane una patologia poco conosciuta e ancor oggi associata a strane credenze. In alcuni casi è utile che il paziente abbia un sostegno psicologico che lo aiuti ad affrontare i vissuti depressivi e ansiosi che inevitabilmente si “affacciano” nella mente di un soggetto con una malattia spesso cronica.
Le ripercussioni sociali dell’epilessia sono presenti ed estremamente invalidanti in tutte le fasce d’età  e sono legate in particolare al fatto che rimane una patologia poco conosciuta e associata a false credenze. In età evolutiva le problematiche sociali si evidenziano in particolare nell’inserimento scolastico e sono in primis legate alla difficoltà di gestione del bambino con epilessia in ambito scolastico (nel caso di crisi epilettica, per la somministrazione dei farmaci), alle possibili conseguenze cognitivo/comportamentali (differenti a seconda del tipo di epilessia), e alla discriminazioni legate alla scarsa conoscenza della patologia. Per favorire l’integrazione scolastica e più in generale sociale è importante che esista una rete di professionisti  che interagisca in maniera cosante con la famiglia e la scuola, e che siano presenti interventi formativi ed educativi che coinvolgano gli operatori degli ambienti frequentati dal bambino.
In età adulta le maggiori ripercussioni si hanno nell’ambito lavorativo, e sono legate soprattutto alla scarsa attuazione della normativa vigente. Bisogna ricordare che il paziente epilettico non ha limitazioni lavorative particolari,  a meno che le crisi facciano parte di quadri clinici più complessi. Unico limite è per i lavori che possano esporre il paziente a situazioni di pericolo nel caso in cui le crisi siano frequenti o poco controllate dalla terapia farmacologica.
L’epilessia si associa spesso ad altre problematiche che ne rendono la gestione più complessa; tra i disturbi più frequenti ricordiamo la depressione che secondo dati di letteratura sarebbe presente nel 20%-50% dei pazienti con epilessia non controllata e nel 3%-9% dei pazienti con forme controllate.